Indici solari, indici terrestri e ionosfera

  • SSN: SWPC Sunspot Number – indice di macchie solari calcolato dall’SWPC-NOAA
  • ISN: International Sunspot Number – indice di macchie solari calcolato dall’Osservatorio Reale del Belgio (SIDC) mediando i rilevamenti di una rete di osservatori consorziati (fino a circa 20).
  • Area: Area totale della superficie di macchie presenti sull’emisfero visibile del Sole. Dato fornito dall’SWPC-NOAA ed espresso in milionesimi della superficie solare considerata.
  • Nuove AR: Nuove Regioni Attive (Active Region) – esprime il numero delle regioni attive riconosciute e numerate dall’SWPC nel corso delle ultime 24 ore.

Note a margine. L’indice di macchie solari è calcolato secondo l’equazione R = k (10g+s) ove R è detto Numero di Wolf, g è il numero di gruppi (o Regioni Attive), s il numero delle singole macchie e k un fattore di correzione variabile. A causa delle diverse condizioni di rilevamento, proprie di ciascun Osservatorio, l’indice non è univoco; per questo vengono riportati i valori più importanti e rappresentativi.
Il numero di macchie solari è il più antico indice dell’attività della nostra stella a noi noto e per questo usato anche per descrivere le fluttuazioni della propagazione ionosferica. Il progresso tecnologico lo ha oggi accostato ad una serie di ulteriori parametri, spesso molto più eloquenti ed efficaci. Resta tuttavia un riferimento importante, soprattutto per la descrizione dell’andamento dei cicli solari su intervalli temporali abbastanza ampi.


E’ la misura del flusso a RF proveniente dal Sole ad una determinata frequenza. I valori espressi sono opportunamente corretti in funzione delle condizioni specifiche di misura (antenne, caratteristiche dei ricevitori, rumore di fondo…) e normalizzati alla distanza di 1 Unità Astronomica, sì da renderlo indipendente dalle fluttuazioni della distanza Terra-Sole.
Nel pannello è riportato il valore misurato a 2800 MHz (10,7 cm) dall’Osservatorio di Penticton alle 17.00 – 20.00 – 23.00 UTC. 1sfu = 10-22 W m-2 Hz-1
Il FLUSSO RADIO è un utile indicatore dell’attività in corso e dell’energia emessa dal Sole.


Valore dell’emissione di radiazioni relative alle bande di 1-8 Å (0.1-0.8 nm) e 0.5-4.0 Å (0.05-0.4 nm) e rilevate dal sistema di sonde GOES. Il flusso è caratterizzato da un sottofondo continuo e da picchi improvvisi provocati da brillamenti solari (o Flares) che avvengono sulla Fotosfera. Qui il grafico dei valori misurati ogni 5 minuti e relativi agli ultimi 3 giorni.
Nel pannello vengono riportati i picchi massimi, osservati nelle ultime 6 e 24 ore, indicati secondo una scala convenzionale suddivisa in 4 classi: A, B, C, M e X. Ciascuna classe rappresenta un picco di flusso 10 volte maggiore della precedente. La massima classe X equivale ad un livello dell’ordine di 10-4 W/m2. Ogni classe è poi suddivisa in 9 livelli, ognuno dei quali indica un valore doppio rispetto al precedente.
I raggi X interagiscono con la ionosfera provocando ionizzazioni improvvise e intense sia nello strato E, sia addirittura nello strato D. Provocano aperture propagative forti ed imprevedibili ma anche fenomeni di assorbimento e silenziamento completo su intere porzioni dello spettro delle HF.


E’ generato dall’emissione di particelle provenienti dal Sole in seguito a fenomeni di espulsione di massa coronale o buchi coronali. I valori riportati nel pannello rappresentano la velocità e la densità delle particelle, espressa in p/m3. Il vento solare interagisce con il campo geomagnetico, modificandone intensità e geometria. Tutto ciò, a sua volta, induce fenomeni anche molto incisivi sulla propagazione ionosferica delle onde elettromagnetiche.


Caratterizzano lo stato del campo geomagnetico.

  • L’indice K impiega una scala che va da 0 a 9 e misura i cambiamenti della componente orizzontale del campo magnetico terrestre. I valori vengono pubblicati con una cadenza di 3 ore e sono relativi alla fascia di media latitudine, di nostro diretto interesse. La maggior parte dei dati provengono dal Table Mountain Observatory, a nord di Boulder in Colorado, o in alternativa da un qualsiasi altro osservatorio appartenente sempre alla medesima fascia di latitudine.
  • L’indice A è invece un valore quotidiano, la cui scala va da 0 a 400. Esprime un’indicazione più generale sulla turbolenza del campo geomagnetico ed è ottenuto dall’elaborazione degli otto valori di K relativi ad una intera giornata. Il primo dato viene reso noto alle 21.00 UTC sotto forma di stima, poiché calcolato sulla base dei 7 valori misurati di K e sulla stima del successivo, ed ultimo, della serie. Alle 00.00 UTC, con l’acquisizione dell’ultimo K misurato, viene reso noto il valore definitivo di A.

Le perturbazioni del campo geomagnetico interessano in modo importante la ionosfera. Esse possono determinare forti fenomeni di evanescenza e di rumore di banda che, soprattutto in alcune porzioni delle HF, compromettono addirittura la possibilità di effettuare i regolari collegamenti.


La ionosfera viene continuamente monitorata da una rete di strumenti detti ionosonde, che ne rilevano le caratteristiche essenziali in tempo pressoché reale.

  • f0F2 è la frequenza critica relativa allo strato F2, ossia la massima frequenza che può essere rifratta verticalmente. Per valori maggiori, il segnale penetra normalmente attraverso la ionosfera.
  • f0Es è invece la massima frequenza che può essere rifratta verticalmente dallo strato Es.

Entrambi i valori sono preziosi sia per conoscere le condizioni di propagazione in corso via F2 ed E-sporadico, sia per dedurre le tendenze della MUF (Massima Frequenza Utilizzabile) e delle bande aperte.